Quali alternative ci sono all'overtourism?

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Dimostranti sfilano con un cartello che recita "Turismo sì, ma non così" durante una manifestazione contro l'iperturismo e il costo delle case a Palma de Mallorca, 21 luglio 2024. Source: AFP / JAIME REINA/AFP via Getty Images

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Da più parti si levano proteste contro quello che in inglese viene chiamato "overtourism", un turismo intensivo, mordi e fuggi, che sta snaturando le città e i paesi che tocca.


Agosto è mese di alta stagione nell'emisfero boreale, e il periodo dell'anno in cui anche in Italia si acuiscono le difficoltà dovute all'iperturismo o overtourism.

Ma non è solo un problema italiano.

A Barcellona i residenti contro il turismo eccessivo che fa salire a dismisura i prezzi degli affitti e sta facendo scomparire le attività commerciali storiche, sostituite da locali "solo per turisti".

A Venezia, come abbiamo riportato anche recentemente, il dibattito su questo argomento è sempre vivo, e nei giorni scorsi la food writer Emiko Davies ha scritto un articolo sul Corriere della Sera denunciando la stessa situazione a Firenze, dove l'overtourism avrebbe contribuito a stravolgere la città.

Davies cita il caso emblematico di una panineria fiorentina diventata "virale" sui social, e degli effetti che sta avendo sulla strada in cui si trova.

"In quella strada c'erano due macellai, un forno, la bottega che vende frutta, verdura, pasta, c'era pure il lavasecco, quindi tutti questi negozi e botteghe per i residenti", spiega Emiko Davies al microfono di SBS Italian.

"Ora sono spariti tutti: è diventata una strada di solo panini".
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Ma il problema non riguarda solo le grandi città d'arte.

"Io ho studiato a Trieste, che dieci, quindici anni fa era una cittadina molto tranquilla e per niente turistica", racconta Giada. "Negli ultimi cinque anni è proprio cambiata radicalmente: tantissimi appartamenti in centro sono adibiti a B&B, tantissimi locali sono stati creati proprio per accogliere masse grandi di turisti, quindi diventano meno accessibili anche alla gente del posto".

Le fa eco Filippo, un ascoltatore originario del lago di Como: "fino al 2006 turismo se ne vedeva poco: qualcosa nel weekend, e prettamente gente di Milano e Lombardia, poco dal resto d'Italia e stranieri zero".

"Da quando è arrivato George Clooney e soprattutto dopo l'Expo di Milano del 2015 c'è stata una crescita parabolica (sic) del turismo", prosegue. "È diventato praticamente invivibile specialmente in estate".

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Un ruolo chiave nel dirottare e concentrare il turismo di massa su destinazioni inedite lo svolgono anche i social media.

"Anche nei piccoli centri comincio a notare che c'è questa affluenza di turisti stranieri che in passato non c'era", osserva Sara Pasciuta, che vive a Brisbane e organizza tour enogastronomici in Italia.

"I social media, Instagram e reel, hanno spettacolarizzato l'off the beaten track, e moltissime persone le ritrovo anche in paesi più piccoli dove prima non c'erano che i residenti locali".

Piera rimpiange il turismo lento di una volta, quello di quando si faceva la villeggiatura stanziale, e osserva che "questi viaggi 'mordi e fuggi' non ti lasciano niente alla fine".
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Folla di turisti vicino al Ponte di Rialto a Venezia, 2 agosto 2023. Credit: Stefano Mazzola/Getty Images
"Sono le esperienze che contano, e solo quando sono sedimentate nel tempo rimangono", aggiunge.

C'è chi spezza però una lancia a favore del turismo di massa, come Lucio, un ascoltatore di Melbourne: "il turismo di massa dà fastidio a quelli che non vivono col turismo, specialmente in Italia", commenta, facendo notare che "in Italia la situazione economica non è che sia grandiosa".

"Il turismo di massa ha dato anche la possibilità a persone con minori risorse economiche di poter vedere un po' il mondo", conclude.

Un'alternativa all'overtourism resta comunque possibile, spiega Kathleen Olive, che accompagna gruppi di turisti in Italia.

"Quando un centro come Firenze diventa un centro di turismo di massa, noi dobbiamo cercare di mandare i clienti in bassa stagione", spiega. "Oppure dobbiamo cercare di 'istruire' il cliente facendogli venire la voglia di viaggiare in altri piccoli centri che sono anch'essi ricchi di cultura, storia e arte".

"Dobbiamo fare anche noi [addetti ai lavori] un po' di ricerca su questi piccoli centri che rappresentano un'alternativa valida", prosegue, ammettendo che le piace "offrire un prodotto diverso da quello di massa, però certo rappresenta uno sforzo anche per noi".

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